ALLENAMENTO DI RESISTENZA

Che brucia il grasso - Parte 2

Hai letto la parte precedente di questo articolo (ALLENAMENTO DI RESISTENZA BRUCIA IL GRASSO - PARTE 1?), dove indico quali sono i motivi per cui un allenamento di questo tipo non ottiene i risultati sperati, ed anzi genera situazioni di malessere.

resistenza riduce grasso

Fermo restando i limiti funzionali, legati alla ripetitività del gesto che tende a creare deficit sull’apparato osteo articolare e muscolare, e ai quali si può porre rimedio solo con un adeguato e TASSATIVO piano di recupero, desidero aggiungere qui un suggerimento per affrontare la corsa in modo più efficiente e salutare, almeno sotto il profilo più distintamente metabolico.  Si tratta di condurre il metabolismo ad attivare la via lipidica per utilizzare i grassi come fonte primaria di energia. 

Una premessa al riguardo è necessaria: il passaggio alla nuova via metabolica non è immediato e può generare qualche disagio (sensazione di debolezza, obnubilamento, cattivo umore, emicrania), anche se solitamente di breve durata. A riguardo è essenziale assumere un atteggiamento positivo e di evoluzione mentale, cercando di comprendere bene come ciò avviene, ed essere disposti a cambiare le proprie convinzioni (e abitudini) in termini di condizionamento alimentare e allenante. Intanto partiamo da un elemento determinante per questa svolta: il grasso.

Questo fornisce oltre il doppio di calorie a parità di peso rispetto ai carboidrati, e la quantità disponibile come risorsa all’interno dell’organismo è elevatissima rispetto ai carboidrati. Il nostro corpo è geneticamente predisposto ad utilizzare il grasso a fini energetici, ma non è più in grado di farlo efficacemente a causa di abitudini alimentari che ne hanno stravolto negli anni l’essenza iniziale. 

In definitiva con questa operazione non si fa altro che recuperare una abilità già in nostro possesso. Il piano di transizione prevede di agire su due livelli: il tipo di alimentazione e l'impostazione dell’allenamento.

Primo liivello: Alimentazione. 

Individuiamo allora gli zuccheri presenti nella nostra dieta abituale e iniziamo a ridurli, sostituendoli con grassi e proteine. Dovrà naturalmente avvenire con gradualità, inutile generare ulteriore stress nell’organismo per velocizzare il passaggio. Una carezza è sempre molto più produttiva che un ceffone. L’idratazione è altro elemento determinante al riguardo, quindi suggerisco di abituarsi a bere frequentemente (una volta ogni ora è l’ottimale).  I grassi ammessi dovranno essere sia saturi (normalmente solidi) che insaturi (normalmente oli), in proporzione tra loro, e le proteine di tipo animale (carne, pesce, uova, formaggi duri), evitando le proteine di basso valore biologico (come i legumi ad es.).

Secondo livello: Allenamento.

Ridurre il numero di sessioni di allenamento di lunga durata almeno del 50 percento è una priorità. Non si perderà alcuna capacità e prestazione acquisita, la si potrà solo migliorare. Queste stesse sessioni andranno rivedute, al ribasso, in quanto a durata di ciascuna. Introdurre la variabile “allenamento alta intensità breve durata” concepita per stimolare fibre muscolari (bianche) non interessate dalla resistenza, ma capaci di influenzare fortemente le fibre (rosse) che invece partecipano più direttamente alle prove di endurance.

Questo tipo di alleamento prevede l'impiego di esercizi funzionali, con partecipazione cioè di più sezioni muscolari alla volta, e sono la via più efficace e completa per praticare “allenamento alta intensità breve durata”, in tutta sicurezza e traendone solo vantaggi.

Quali risultati può produrre un protocollo di questo tipo? Notevoli. Intanto la resistenza in termini di energia disponibile aumenta quantitativamente e qualitativamente. Non è difficile pensare a incrementi che possono anchearrivare al 50/80 percento in più rispetto al precedente. Tutto va sempre rapportato al singolo individuo e alla corretta valutazione di altri fattori, ma certamente il salto prestazionale sarà evidente per tutti.

Va inoltre ugualmente apprezzata la forte riduzione nell’esporsi a traumi e lesioni, sia per un vantaggio di benessere generale, che per la buona prospettiva di affrontare una stagione di allenamenti ed eventuali gare senza l’incognita di una sospensione forzata. Aggiungiamo poi una massa muscolare e un livello di forza decisamente maggiori che permettono di affrontare con sicurezza gli sforzi atletici di una preparazione così impegnativa.

Poi c'è il sistema immunitario che si giova enormemente di una condizione più stabile e rilassata di tutto l’organismo e può attivarsi facilmente e con efficacia nel momento in cui dovessero affacciarsi virus e batteri.