MALATTIA DI ALZHEIMER

Il destino non è scritto

 Il #morbodiAlzheimer è una forma di #degenerazioneneuronale progressiva, scoperta dall’omonimo dottore psichiatra tedesco nel 1906. Da circa l’1 percento delle persone colpite in età precedente i 65 anni, si passa a oltre il 35% di incidenza su soggetti che superano gli 80 anni. Certamente il problema oggi non è più solo di natura medica, ma anche e soprattutto sociale.

alzheimer

I costi per le famiglie e la collettività sono ingenti data la progressiva perdita di autosufficienza da parte dei soggetti colpiti.

Inizialmente si presentano disturbi di memoria (quella a breve termine), comportamenti anomali, variazioni di personalità. Mano a mano che la malattia evolve si evidenziano perdita di attenzione, aggressività, disorientamento, agitazione, fenomeni di vagabondaggio, confusione sulla propria identità, incapacità a svolgere anche i compiti più semplici.

Una persona in tali condizioni necessita di sorveglianza continua e rappresenta un costo elevato, in termini di tempo e denaro per la famiglia di cui fa parte.

Secondo la ricerca questa patologia dipenderebbe dalla progressiva distruzione di cellule nervose presenti nel cervello ad opera della #betaamiloide. Questa è una proteina che tenderebbe a depositarsi in modo non previsto tra le cellule nervose, creando di fatto un isolante che ne impedisce la vicendevole comunicazione.

In una fase successiva, la “presenza ingombrante” della beta amiloide avvierebbe un processo infiammatorio che persistendo, porterebbe alla distruzione dei #neuronicerebrali.

Quale concausa della perdita di neuroni si aggiungono le SCORIE ACIDE ECCESSIVE e il sovrannumero di #RADICALILIBERI (di cui ho parlato qui http://www.studiopersonaltrainer.it/radicali_liberi_effetto_domino.htm ).

Una svolta nella interpretazione della malattia si è tuttavia ottenuta comprendendo che in realtà esiste uno STRETTO LEGAME TRA DIABETE E ALZHEIMER, quale DIRETTA CONSEGUENZA DEL CONSUMO ECCESSIVO DI CARBOIDRATI.

L’infiammazione dei tessuti che ne segue spiega poi la degenerazione delle cellule.

Per capire meglio cosa accade è necessario addentrarsi per un momento nel meccanismo di produzione energetica dei neuroni (le cellule che poi resteranno vittime dell’Alzheimer).

Al loro interno si muovono due tipi di trasportatori di glucosio (zucchero), definiti #GLUT.

Il primo di questi, #GLUT1, assicura alla cellula un rifornimento di zuccheri basale, non sensibile al livello di zuccheri presenti nel flusso sanguigno, mentre il secondo, #GLUT3, che invece è direttamente influenzato da detto livello, è suscettibile degli stessi sbalzi di glicemia che abitualmente si osservano nel corpo umano quando ci si alimenta prevalentemente di zuccheri.

E tale abitudine è talmente radicata nelle persone, che quando si desidera illustrare una verità alternativa, diventa subito una ipotesi MOLTO SCOMODA e liquidata alla svelta, nella piena, ma fasulla, convinzione che il cibo abbia poco o nulla a che fare con la malattia. MA LE COSE STANNO IN MODO MOLTO, MOLTO DIVERSO...

Dunque, valutiamo ora quella che possiamo ritenere la MADRE DI TUTTE LE CAUSE, e che nel paradosso di questi anni, viene totalmente sottovalutata.
In effetti, per chiunque, e ancor di pù per un malato di Alzheimer, una alimentazione che preveda pasta, pizza, farinacei vari, patate, legumi, ecc, è decisamente strabordante di zuccheri (fino al 70/80 percento dell’ammontare calorico complessivo), quando sappiamo che la soglia salutare è collocata a circa 50/70 gr/giorno (che significano circa 200/300 calorie/die).
Ci si potrà lecitamente chiedere perchè si afferma una cosa del genere, visto che ovunque, ivi comprese le tabelle ministeriali in tema di alimentazione, i valori cui dovremmo tutti noi attenerci prevedono una media del 60% di introduzione calorica da carboidrati.
La risposta si può trovare nella seguente domanda: se il valore è corretto perchè allora una percentuale altissima di individui oltre i 40 anni va incontro a malattie dismetaboliche, cardiache, autoimmuni, ecc.?
Quando si introducono questi alimenti non si può tacere che dovremo fare i conti con una risposta insulinica ripetuta nell’arco della giornata, che porterà ad abbassare la glicemia piuttosto rapidamente, PIU' E PIU' VOLE NELLE 24 ORE.
L'abbassamento degli zuccheri nel sangue porta con sè un'altra conseguenza, cioè l'affacciarsi di un altro ormone, il #cortisolo (di cui ho parlato qui http://www.studiopersonaltrainer.it/cortisolo_fuori_controllo.htm ), il quale provvede alla operazione opposta, e cioè ad innalzare tale valore, in una altalena ripetuta e deleteria per lo stato complessivo dell’organismo, e ancora di più per le cellule cerebrali.
Si tratta di vere e proprie "scosse" glicemiche per il cervello, che possiamo solo immaginare quante volte si siano propagate attraverso tutto il corpo, lungo decenni di inappropriate abitudini alimentari.

Quindi, se ne sappiamo cogliere la portata, è facile da subito ricavare una valida terapia per il trattamento dell'Alzheimer, SEMPLICEMENTE MODIFICANDO IL REGIME ALIMENTARE.
Un altro degli elementi che determinano la comparsa della malattia di Alzheimer è certamente l’accumulo smisurato di #radicaliliberi. Questi sono altresì prodotti dai mitocondri dove avviene la trasformazione energetica, e sono un prodotto di scarto di tale reazione. In normali condizioni il corpo è in grado di fronteggiarli, disponendo di una molecola potente come il #glutatione, il più forte antiossidante a cui il corpo possa attingere. tuttavia, perché il glutatione possa funzionare bene, ha bisogno di rigenerarsi. Mi spiego meglio. Ogni volta che una molecola di glutatione incontra un radicale libero si sacrifica, ossidandosi a sua volta, per inertizzare il radicale, ma al contempo diventa inattivo, e si scarica.
Per rigenerarsi e tornare ad essere nuovamente efficiente ha bisogno di un’altra sostanza (#NADph) che è esattamente in grado di riattivarlo. Il problema è che questa molecola cessa di essere prodotta in presenza di picchi glicemici. Appunto.
E la protezione offerta dagli antiossidanti (quale è il glutatione) è talmente efficace, che semplici osservazioni hanno potuto apprezzare il NETTO MIGLIORAMENTO delle condizioni nei malati di Alzheimer nel momento in cui venivano loro somministrati miscele di antiossidanti anche per via orale.

E abbiamo già 2 armi a disposizione per contrastare la malattia.
Passiamo alla terza, analizzando meglio l’ECCESSO DI ACIDITA’ cui il malato va incontro quando la sua dieta è ricca di carboidrati.
L’impiego di zuccheri per finalità energetiche, attraverso la #glicolisi, genera, quale inevitabile conseguenza, la produzione di scorie come l’acido piruvico e il lattato.

Quando queste scorie sono prodotte al di fuori del cervello, in altre parti del corpo insomma, vengono facilmente riversate nel flusso sanguigno dove è il corpo stesso a provvedere ad inertizzarle, attraverso l’effetto “tampone”, che si ottiene con la formazione di bicarbonato.

Questa sostanza viene ottenuta utilizzando come materia prima, ad esempio, le scorte di calcio presenti nelle ossa (ma possono essere utilizzati anche altri metodi).
Purtroppo, e qui sta il problema, il cervello è un ambito chiuso, protetto dalla #barrieraematoencefalica, la quale ha lo scopo di impedire l’introduzione di sostanze pericolose per la sua salute, ma allo stesso tempo impedisce anche un rapido drenaggio delle scorie acide che vi si vanno a formare (quando queste sono chiaramente in eccesso).
Ancora una volta, l’unica via per uscirne è proprio quella di RIDURRE FORTEMENTE IL CONSUMO DI CARBOIDRATI che sono la vera origine del fenomeno di accumulo delle scorie.

E fino a qui abbiamo già individuato 4 cose da considerare nella formulazione di un piano contro la malattia.

Ora esaminiamo la #istamina, la cui presenza nei malati di Alzheimer è rilevante, ben oltre i livelli fisiologici.

Questa molecola si comporta come un neurotrasmettitore e va ad aumentare la permeabilità della barriera ematoencefalica in ingresso. Cioè favorisce l’introduzione delle citochine infiammatorie, già molto diffuse nell’organismo per effetto della #disbiosiintestinale, promossa a sua volta dall’eccesso di alimenti a base glucidica.

Le citochine non fanno altro che instaurare un processo infiammatorio persistente, in grado di annientare le cellule neuronali.
Da ultimo, nella nostra analisi, ma non meno importante, un capitolo che necessita di attenzione nell’affrontare il morbo di Alzheimer è la stimolazione dell’attività cognitiva.
Molto spesso sottovalutata, questa importantissima leva terapeutica muove dal semplice concetto che è l’esercizio stesso a promuovere la salute delle cellule.

Così come accade nel corpo fisico, dove le cellule muscolari non utilizzate si riducono, e alle fine si atrofizzano, la stessa sorte interviene per i neuroni.
E’ decisivo comprendere che la riattivazione di interessi verso hobby, attività varie dove sia implicata una certa dose di ragionamento, manualità creativa, progetti di qualunque tipo, sono in grado di rivitalizzare profondamente le cellule cerebrali, le quali hanno in definitiva solo la vera esigenza di “sentirsi” impegnate.

A questo scopo ho ideato un corso di attività fisica ed emotiva che trovi qui http://www.studiopersonaltrainer.it/corso_reiki_fitness.htm .
Credo, in definitiva, che siano davvero molte le cose che possiamo fare, la prima tra tutte è quella di evitare di conformarci alle teorie più diffuse, e rivalutare da vicino le tante risorse di cui già disponiamo.

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