Ipertrofia muscolare e ATP.
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Come sono fatti i muscoli |
I muscoli sono classificati in tre tipologie:
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gli
striati, definiti anche volontari poiché si attivano dietro nostro preciso
comando, e che hanno connessioni con la struttura ossea. Sono interessati dal
SNC (sistema nervoso centrale);
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quelli lisci, che costituiscono gli organi
interni ed il cui funzionamento non è direttamente comandabile dalla
nostra volontà. Sono interessati dal sistema neuro vegetativo;
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i cardiaci.
| Tessuto muscolare
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Per ovvi motivi concentriamo il nostro
interesse sul primo tipo. Il muscolo striato è sensibile all’allenamento
mirato, ed è suscettibile di crescita, sia in termini di aumento della
forza che di aumento delle dimensioni. Tale fenomeno è noto come ipertrofia
muscolare. I muscoli striati sono
composti da fasci di fibre, che a loro volta presentano fibre più piccole,
dette miofibrille, immerse in un fluido, detto sarcoplasma. A loro volta le miofibrille presentano
al loro interno due tipi di strutture, dette filamenti. Sono l'actina (piuttosto sottile) e
la miosina (di maggiore spessore). Si tratta in entrambe i casi di strutture
proteiche che, in seguito ad un preciso impulso elettrico, scivolano le une sulle altre,
e permettono la contrazione
muscolare. Ciò che consente questo fenomeno è la presenza di ATP, che
si trova legata
alla miosina. Quando l’ATP (adenosina tri-fosfato) cede un fosfato, si trasforma in ADP
(adenosina di-fosfato), e si genera
l’energia necessaria al processo di contrazione muscolare.
Approfondimento
su muscoli e fibre muscolari.
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Cosa è l'ATP |
L’ATP è la forma molecolare di base per
le celle muscolari da cui queste ricavano energia per i loro processi. In assenza di ATP non è
possibile avere contrazione muscolare. L'ATP, in quanto energia, viene
incamerato in speciali compartimenti all'interno della cellula detti
mitocondri. L'ATP può formarsi in tre modi:
- tramite la presenza di fosfocreatina (che permette di ricaricare
l’ADP ed ottenere nuovamente ATP, senza la presenza di ossigeno).
Questo
tipo di energia può supportare richieste per 8-10 secondi;
- tramite
la parziale degradazione di glicogeno (glicolisi anaerobica, senza
la presenza di ossigeno, si forma in questo caso anche acido lattico).
Questo tipo di energia
può supportare richieste per 30-120 secondi; - tramite il sistema aerobico (con
la presenza di ossigeno) che comporta la completa ossidazione dei
carboidrati e successivamente degli acidi grassi. L’acido lattico qui
non si forma perché il suo precursore (acido piruvico) viene
demolito in acqua e co2.
Questo tipo di energia può supportare
richieste con durata superiore ai 120 secondi.
L’acido lattico, che, con il persistere
dell'attività oltre i tempi sopra indicati, tende a formarsi nei primi due
casi, richiede circa 2-3 ore per essere completamente smaltito. Viene eliminato in parte nelle
urine e nel sudore, in parte viene riconvertito in glicogeno muscolare
ed epatico, in parte degradato ad acido piruvico, per poi essere
definitivamente demolito in acqua e co2. |
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Le fibre muscolari costituenti la
muscolatura striata sono classificate in base alla loro velocità di
contrazione. Si tratta della capacità di reazione che evidenziano
nella risposta ad un certo stimolo. Possiamo avere:
- fibre lente
(rosse), tipo I, con modesto tasso di contrazione;
- fibre veloci (bianche),
tipo II, con
elevato tasso di contrazione.
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Le fibre lente dispongono di una elevata
capacità ossidativa e si prestano al lavoro di resistenza. Le fibre
veloci hanno le migliori caratteristiche per la ipertrofia e sono
divise in due gruppi: - tipo IIa: a contrazione rapida e con discreta
resistenza alla fatica; - tipo IIb: a contrazione rapidissima e bassa
resistenza alla fatica. Queste ultime sono le fibre che in assoluto
permettono di ottenere la massima ipertrofia. In generale, per
sviluppare al massimo il nostro potenziale muscolare, è comunque opportuno
prendere in considerazione protocolli di allenamento tesi a stimolare
ogni tipo di fibra, che siano in grado di assecondare le peculiari
caratteristiche di ciascuna. Le fibre lente necessitano di carichi
modesti ed un elevato numero di ripetizioni, con una tensione costante
lungo tutto l’arco di movimento. Le fibre veloci tipo IIa sono invece
sensibili all’utilizzo di carichi medi, con numero di ripetizioni
inferiore a 20, ed una esecuzione che privilegi la velocità nella
contrazione concentrica e la lentezza nella contrazione eccentrica. Le
fibre veloci tipo IIb necessitano di una stimolazione che preveda
l’impiego di carichi forti, un numero basso di ripetizioni, e di una
esecuzione esplosiva. E' necessario precisare che non vi sono
muscoli costituiti da sole fibre veloci o da sole fibre lente.
Normalmente sono presenti entrambe, con variazioni percentuali che
possono favorire l'una o l'altro tipo. |
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Qualità della ipertrofia muscolare |
L’ipertrofia muscolare può prendere due
direzioni di sviluppo: quella sarcoplasmatica e quella delle
miofibrille. Ricordiamo che il sarcoplasma è il fluido che avvolge le
miofibrille. In genere le due modalità si intrecciano, e non è
operazione facile privilegiare l'una o l'altra, è quindi utile
cercare di portare entrambe al loro massimo.
L’ipertrofia sarcoplasmatica è sollecitata attraverso allenamenti con
carichi moderati, ripetizioni elevate, e un certo controllo sui tempi
di esecuzione. Questo tipo di ipertrofia agisce sulle dimensioni della
sezione trasversale del muscolo, e non ha risvolti particolarmente
importanti sotto il profilo funzionale e del guadagno di forza vera e
propria. | |
L’ipertrofia delle miofibrille significa invece l’incremento del numero di
miofibrille, con un conseguente incremento di forza e dimensione
muscolari. L’obiettivo di ipertrofia delle miofibrille si raggiunge lavorando con pesi elevati,
attuando una esecuzione esplosiva, e con poche ripetizioni. Come detto la ipertrofia
sarcoplasmatica non ha un immediato ritorno sotto il profilo
funzionale, ma promuove indirettamente lo sviluppo dell’altro tipo di
ipertrofia, quella della miofibrille. Queste, quando vengono a
lavorare in un
sarcoplasma più denso e voluminoso, trovano un ambiente ideale per il
loro sviluppo.
Spiegata quindi l'importanza di dare il giusto peso ad entrambe i
tipi. Aggiungiamo una ulteriore riflessione a corredo di tale affermazione.
Ciascun individuo presenta delle unicità che lo rendono irripetibile e
soventemente non confrontabile con le statistiche. Potrà
quindi presentare, se confrontato con altri, una combinazione nella
presenza di fibre diversa da quella standard. Le rilevazioni statistiche
sulla presenza di un certo tipo di fibre anziché un altro all’interno
di certi distretti muscolari (ad esempio gli arti inferiori, il
dorsale, i bicipiti brachiali, ecc.) sono in effetti in grado di indicarci la
ripartizione di fibre di un certo muscolo, e possono
aiutarci molto nel selezionare un protocollo mirato di allenamento per
le aree muscolari che abbiamo più carenti. Ma poichè la nostra storia
biologica potrebbe averci effettivamente allontanato da quei parametri
è bene in ultima istanza optare per protocolli misti, tesi a
sviluppare sia l’uno che l’altro tipo di ipertrofia. Meglio evitare
valutazioni non appropriate che nel medio e lungo termine potrebbero
rivelarsi scelte fallimentari. In aggiunta le ultime ricerche indicano che
talune fibre muscolari possono
essere “finalizzate”, modificate cioè nella loro natura, quando
vengono esposte con regolarità ad un
certo tipo di allenamento. In particolare si ritiene che le fibre
lente, se sottoposte ad esercizi con carichi progressivamente
crescenti e sub massimali, possano essere convertite, almeno
parzialmente, in fibre veloci di tipo IIa. Il processo non varrebbe
invece in direzione opposta, cioè non sarebbe possibile modificare le
fibre veloci in fibre lente.
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I muscoli e le fibre muscolari: approfondimento. |
Come visto all'inizio, il muscolo è
composto da vari fasci muscolari che vengono definiti "unità
motorie". Le unità motorie sono formate da cellule, o "fibre
muscolari", in numero compreso tra 5 e 2000. Più è basso il numero
di fibre e maggiore è la precisione di intervento di quella
particolare unità motoria, o fascio muscolare. Ogni fibra è
costituita a sua volta da "miofibrille". Si tratta di strutture
filiformi che contengono più unità contrattili, dette "sarcomeri". I
sarcomeri hanno una delimitazione rappresentata da linee Z che
concorrono a definire la particolare natura striata del muscolo. Un
sarcomero è formato da Actina e Miosina, strutture proteiche dalla
forma intrecciata, che corrono parallele tra loro. Quando
l'impulso nervoso raggiunge il muscolo, si creano dei ponti tra
Actina e Miosina, grazie alla presenza di ioni calcio. Il calcio viene
conservato all'interno della cellula muscolare in speciali
serbatoi prossimi alla membrana esterna. A questo punto, con la
determinante
partecipazione dell'ATP, la risorsa energetica presente
all'interno dei
mitocondri, si completa il processo e avviene la
contrazione muscolare. La contrazione muscolare è in sostanza un accorciamento
del sarcomero, e corrisponde ad un avvicinamento delle linee Z, viste
poc'anzi. Il calcio dunque permette di creare dei ponti di
collegamento tra le strutture Actina e Miosina, mentre l'ATP
interviene rompendo tali ponti e imponendo un progressivo
attacco/distacco di Actina e Miosina, che si concretizza nella
contrazione muscolare. Quando termina lo stimolo nervoso, gli ioni
calcio rientrano negli spazi predisposti e il muscolo può
rilassarsi e allungarsi nuovamente.
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