Mal di schiena: conoscerlo per combatterlo. |
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Il paradosso |
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Statistiche facilmente reperibili confermano che oltre il 90% della popolazione adulta andrà incontro almeno una volta nella propria vita a dolenza e fastidi nella regione lombare e sacrale (la bassa schiena). Una cosa meno nota è che ci si arriva nella stragrande maggioranza dei casi per essere rimasti troppo tempo in posizioni sfavorevoli per la salute della nostra schiena, come il restare seduti. Pochi potrebbero aspettarselo eppure chi svolge attività professionali che richiedono il mantenimento di tale postura per molto tempo conosce gli effetti negativi di tale condizione, e pur impegnandosi nel proprio tempo libero in attività fisiche e sportive varie, sa quali difficoltà si incontrano per tentare di liberarsi da tale morsa di dolore. | |
Spesso, quando si parla di lavoro d'ufficio, il nostro stare seduti è
qualcosa che non possiamo evitare completamente, è una parte integrante del
nostro impegno e non possiamo rinunciarvi. Possiamo però utilizzare le
pause che il datore di lavoro ci accorda per camminare un pò. Questa pur
minima deambulazione potrebbe fare una enorme differenza. Anche se non ne
siamo al corrente, il rimanere seduti per lunghi periodi di
tempo ci espone
a due problematiche: |
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Azioni di contrasto al mal di schiena |
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La prima cosa che ci viene da pensare è a questo punto
di mettersi in piedi il prima possibile per ristabilire le condizioni ottimali di salute, ma
purtroppo anche agire in questo modo non sarà
sufficiente. Lo squilibrio tra i flessori dell'anca e i muscoli antagonisti si è
nel frattempo amplificato e ora si impone una attività specifica che possa
ridare forza ai muscoli che sono in condizione di inferiorità. | |
Questa è una posizione che garantisce infatti un intervento decisamente completo, e richiede una competenza minima nella esecuzione del movimento. Diamo qui un indirizzo a chi vuole cimentarsi in questo esercizio. Innanzitutto non richiede attrezzature specifiche e può essere effettuato semplicemente a terra, su una superficie sufficientemente regolare. Senza volere stabilire un numero preciso di ripetizioni, possiamo riferirci alla sensazione di affaticamento localizzato che si ottiene eseguendo il movimento con gradualità e senza slanci. | |
Una volta raggiunta la posizione di massimo coinvolgimento (B) è utile mantenere la contrazione per alcuni secondi (4-5). Riusciremo a condurre così le fibre muscolari alla massima stimolazione possibile. Il ritorno alla posizione di partenza (A) dovrà essere lento e controllato, senza arrivare al completo rilascio muscolare nella fase di discesa. Questo accorgimento servirà a ridurre la tensione fino al livello minimo, senza azzerarla, e favorirà l'effetto cumulativo delle ripetizioni.
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Vertebrale |