Quando si pensa al fitness, all’allenamento, al
benessere, i cardini del ragionamento sono solitamente due: esercizio
fisico e dieta. Certamente sono punti irrinunciabili. Tuttavia, nel 90%
delle volte, ci si dimentica che la gran parte del risultato dipende da un
terzo fattore, il più drastico e determinante: il recupero. Troppo spesso
accade che, nonostante si perseguano efficaci protocolli di allenamento e
i regimi alimentari siano appropriati, i risultati vengano compromessi
dalla sottovalutazione di questo essenziale aspetto dell’allenamento. E
quindi ci si ritrova a lavorare per giorni e settimane, o anche mesi, con
la evidenza iniziale di risultati positivi nel breve periodo, e la
successiva frustrante, progressiva scomparsa di questi nel tempo. Spesso
accompagnati addirittura da un peggioramento delle nostre prestazioni e da
un sensibile calo della sensazione di benessere. |
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In genere si ritiene che al termine della serie di esercizi fisici, si
possa ritenere compiuto l’allenamento sotto ogni punto di vista. Ci si
dimentica invece della importantissima fase successiva, il recupero post
esercizio, che è la vera validazione dei nostri risultati di allenamento,
e che permette di stabilizzare i guadagni conseguiti con il lavoro in
palestra.
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Piccoli o grandi infortuni, dolori forti e costanti,
energia mentale scarsa, insonnia, esaurimento fisico generale, sono i segni
evidenti di una condotta di allenamento che non paga più. Certamente il recupero
è stato effettuato in modo incompleto, sbrigativo, e la nostra salute ci sta
mettendo del suo per consentirci, nonostante tutto, di proseguire le nostra
attività. Soprattutto nella prospettiva di lungo periodo, è essenziale
pianificare con accortezza il protocollo di allenamento / recupero. Sin dalla
prima seduta, al termine dell'allenamento, ci si deve dedicare a questo aspetto.
Un breve riepilogo dei tempi necessari alla normalizzazione dei valori di
importanti sostanze organiche coinvolte nell'esercizio fisico può sollecitarci in tal senso:
glicogeno 2-5gg,
atp 2-5min, emoglobina O2 1-2min, acido lattico 30-120min. Vediamo
ora alcuni dei punti considerati essenziali per un recupero efficace.
- Il raffreddamento (cooling
down). E' un passaggio obbligato al termine degli esercizi. Permette di
ristabilire la frequenza cardiaca nominale e di smaltire efficacemente il calore
accumulato. Non pochi si saranno accorti che, il passare dalla sala attrezzi alla
doccia senza effettuare il raffreddamento comporta l’inevitabile fastidio di una
sudorazione che non ci abbandona per diversi minuti, nonostante abbiamo fatto
una doccia. Il defaticamento può avvenire secondo diverse modalità. Si può
camminare su un tapis roulant, si può pedalare su una cyclette (andatura
blanda), si può usare una ellittica (con la regolazione di sforzo al minimo).
Questa attività dovrebbe comunque impegnarci per il tempo necessario a fare
scendere le pulsazioni cardiache. In ogni caso sarà anche l'intensità degli allenamenti
appena terminati a suggerirci la misura della durata del raffreddamento. Con maggiori intensità
allenanti si deve prevedere un periodo di defaticamento più lungo.
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La idratazione. E’ importante
assicurare al corpo un approvvigionamento costante di liquidi ed
elettroliti. Molto può dipendere anche dalle condizioni dall'ambiente in cui ci si trova a lavorare. Una
temperatura più elevata, e conseguente maggiore sudorazione, predispone ad un consumo più alto di
fluidi. Quando si parla di fluidi da reintegrare non mi
riferisco a bevande speciali come il Gatorade o similari. Un risultato
migliore e meno dispendioso si può avere sorseggiando una miscela
composta da acqua con succo di limone, una spruzzata di arancia
e un pizzico di sale. E nonostante sia alta la convinzione (del
resto amplificata dalla pubblicità di bevande isotoniche) che lo zucchero sia
una componente fondamentale del reintegro post workout, si potrà
facilmente dimostrare che non è necessario.
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La distensione muscolare. Ad ottenere questo risultato si presta
molto bene uno di quei rulli in schiuma che si utilizzano in
piscina per il galleggiamento (ma vanno bene anche altre
soluzioni simili). Lo si utilizza facendolo scorrere (rullare)
sopra i muscoli subito dopo averli sollecitarli. E’ una
operazione semplice che promuove e agevola efficacemente il
lavoro cardiaco. Il dolore muscolare che si avverte nelle ore
successive all’allenamento dipende dalla rottura delle
miofibrille, piccole unità motrici base della struttura
muscolare. Irrorare meglio le aree sollecitate consente una
accelerazione dei tempi di recupero e una migliore diffusione
delle sostanze plastiche (proteine, aminoacidi). E naturalmente
serve anche a smaltire più rapidamente il dolore! Avvertenza:
effettuare il rullaggio muscolare inizialmente con una certa
cautela, e successivamente sempre con la dovuta attenzione.
L’azione esercitata sui muscoli deve comunque essere dolce e
piacevole, la pressione deve arrivare in modo omogeneo e senza
forzature, non dobbiamo generare un’onda pressoria, ma
semplicemente favorirla.
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Gli esercizi di mobilizzazione. Sono molti i soggetti che
potrebbero accorgersi della presenza di una qualche forma di
dismorfismo (un’alterazione morfologica a carico dello
scheletro) e delle relative conseguenze a livello di squilibri
muscolari. Con la pratica degli esercizi di mobilizzazione è
possibile gestire meglio tali fastidi (e talvolta anche
risolverli). Sono sufficienti pochi minuti da dedicare
all’inizio della seduta di allenamento. Permettono di recuperare
un migliore equilibrio complessivo, e favoriscono un assetto del
corpo più stabile e meno esposto a traumi. Inoltre sono
un’ottima maniera per riscaldare in modo sistemico l’organismo e
prepararlo a sollecitazioni meccaniche più gravose.
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Lo stretching statico. Al termine
della seduta di allenamento gli esercizi di stiramento
permettono un ritorno più rapido delle fibre muscolari alla loro
normale lunghezza, e agevolano l’irrorazione sanguigna. Gli
esercizi di stiramento non dovrebbero essere praticati prima
degli esercizi veri e propri, poiché, da un punto di vista
neurologico, impediscono, nei minuti immediatamente successivi,
la completa contrazione muscolare, e riducono di alcuni gradi il range di attivazione dei
muscoli. Nella scelta degli esercizi di stretching è dunque
essenziale andare a interessare le stesse aree appena
lavorate, dedicando circa 30 secondi ad ogni posizione assunta.
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Il tipo di alimentazione post work
out. In genere il suggerimento è di utilizzare una combinazione
di proteine e carboidrati con un rapporto variabile da 1:1 a
1:4. Tuttavia non esiste un rapporto di misura ideale, unico e assoluto tra
queste due componenti. In genere l’orientamento prevalente è di alzare un po’ la
quota dei carboidrati rispetto alle proteine quando si sta lavorando
per la crescita di massa. Mentre se l’esigenza è quella di
puntare a ridurre il grasso corporeo il rapporto viene invertito,
con una più alta quota di proteine. In ogni caso è importante
ricordare che una formula efficace per un soggetto può non
esserlo affatto per un altro, e quindi è sempre utile sperimentare
personalmente le combinazioni più diverse, fino a individuare
quella più rispondente alle nostre personali esigenze
metaboliche. Ricordiamo anche che, pur nella fase di crescita ed
espansione della massa, quando si utilizzano protocolli di
allenamento con impegno sui pesi per periodi inferiori ai 30
minuti, sono ancora molto efficaci le combinazioni dove la parte
proteica è preponderante. In queste situazioni infatti il
glicogeno muscolare ed epatico sembra non essere completamente
esaurito e l’apporto di aminoacidi presenti nelle proteine può
avviare senza difficoltà il processo di gluconeogenesi, a tutto
vantaggio delle riserve plastiche destinate all’anabolismo
muscolare. Infatti rimarrà salvaguardata la massa già esistente,
senza incorrere nel pericoloso fenomeno del catabolismo.
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