Dieta
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Ha ancora senso parlare di dieta? |
Quando si parla di dieta è facile trovare
suggerimenti di ogni tipo, e da ogni fonte (ivi compreso questo sito). Si
parla di dieta low carb, dieta low fat, dieta zona, paleo dieta, dieta
vegetariana, dieta vegana, ecc. Ma possiamo davvero stabilire la dieta
perfetta? Possiamo individuare la dieta universale, efficace sempre, e
sicura per tutti? Siamo tutti d’accordo che il nostro organismo è
geneticamente predisposto alla assimilazione di certi tipi di alimento? L'unica certezza che possiamo
condividere è che i governi, i media, e gli
specialisti di ogni genere, ci confermano una risposta sempre diversa e
non priva di manipolazione. |
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Gli interessi economici che vi
gravitano intorno hanno grande influenza nell'appoggiare questa o quella verità.
Di una cosa, però, ci siamo certamente resi conto: taluni alimenti, inesistenti come tali in natura, sono
a tal punto modificati che non è possibile darne una catalogazione certa,
e non danno alcuna certezza sulla loro salubrità. In effetti oggi il nostro vero problema è
distinguere senza dubbi i cibi trasformati, da quelli che non lo sono. Con
l’abitudine ormai acquisita da decenni di consumare certi alimenti
(prendiamo ad esempio le merendine) come una logica e naturale scelta
alimentare, abbiamo probabilmente compromesso le nostre capacità di
discernimento.
La routine ha annebbiato la
nostra ratio e abbiamo demandato le nostre scelte
al marchio meglio reclamizzato, o che meglio cavalca la moda del momento.
Così diventa arduo distinguere e riconoscere al primo colpo gli alimenti
naturali da quelli manipolati. |
La dieta più giusta per l'essere umano arriva dal passato
Una serie di indagini
antropologiche, condotte al preciso scopo di individuare le abitudini
alimentari dei nostri progenitori, riportano evidenze che l’essere umano,
a partire da circa 2 milioni di anni fa, ha sempre consumato carne, con
un elevato apporto di proteine e grassi.
Ulteriori studi hanno permesso
di chiarire che è proprio grazie a questa dieta che nell’uomo si sono evoluti il
cervello e il corpo come li conosciamo oggi. Negli erbivori non si osservano gli stessi processi
evolutivi.
Il regime alimentare umano attuale è di recentissima introduzione (è impiegato negli ultimi
20.000 anni), e l’avvio coincide con la introduzione della pratica
dell’agricoltura. Prima di allora l’apporto di carboidrati era irrisorio.
La dieta “low carb”, ritenuta una moda recente, trova in realtà il suo
massimo riscontro proprio nell’antichità, e per periodi lunghissimi.
Sentirla talvolta definire come “innaturale” suona quantomeno improvvido.
Riflettiamo almeno sul fatto che ha accompagnato la nostra esistenza per
centinaia di migliaia di anni, e che ha permesso al nostro organismo di perfezionare tutti i
dispositivi digestivi e di assimilazione, per un completo ed efficiente processo di
metabolizzazione dei nutrienti. Credo che molti possano avere sperimentato
di persona una cosa banale: è ben più facile e privo di inconvenienti
digerire una bistecca da 500gr, piuttosto che un piatto di pasta per lo
stesso peso! Nel primo caso non riscontriamo alcun problema come flatulenza, gonfiore
al ventre, sonnolenza,
che invece regolarmente si provano al termine di un pasto ricco di
carboidrati. Il vero paradosso è che oggi, come 1 milione di anni fa,
incontriamo difficoltà a procurarci alimenti di qualità (la carne), sia
pure per motivazioni diverse. All’epoca la lotta per la sopravvivenza
costringeva a periodi di digiuno, la caccia si rivelava ardua da portare a
termine, e le insidie della vita selvaggia spazzavano senza clamore intere
famiglie. |
Oggi invece, pur nella agevole disponibilità di materia prima
(la carne) subiamo in parte gli stessi esiti di difficoltà a
consumarla: carne di dubbia provenienza e/o mistificata, adulterata,
trasformata, costo elevato degli alimenti di qualità certificata (e
per questo motivo riservati ad una quota ridotta della intera
popolazione), tempo risicato da dedicare ad un pasto qualitativo (si
attinge spesso nei fast food, si consumano merendine, pizzette,
ecc.). |
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Quindi più di un ostacolo si erge
davanti a noi per raggiungere il nostro obiettivo di salute.
Tuttavia arrendersi costa ancora di più: il reiterato consumo di alimenti
contrari al nostro codice genetico porta con sé malattie e disfunzioni del
metabolismo, spesso infide e limitanti. |
Alcuni suggerimenti per una dieta attuale... |
Va da sè, viste le premesse, che non è saggio
propinare diete di valore assoluto, nè si può pensare che queste esistano.
Ciascuno potrà, se attento e informato, costruire da sè un regime
alimentare più calzante alle proprie esigenze. Soprattutto è importante
fare tesoro delle proprie esperienze alimentari, raccolte in tanti anni di
vita, e cercare di capire con attenzione quali cibi si avvicinano di più
alle nostre esigenze metaboliche. |
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Non si deve pensare che non siamo medici
e che quindi le nostre riflessioni non abbiano importanza. Non dobbiamo
sottovalutare il nostro apprezzamento nei confronti della alimentazione.
La dieta va interpretata come interazione tra essere umano e alimenti che
introduce, non possiamo pensare che un regime alimentare sia assoluto e
che le reazioni che è in grado di generare all'interno di un organismo
siano le stesse per chiunque. Questo aspetto è determinante per attribuire
il giusto peso alla nostra esperienza e alle conoscenze che abbiamo
maturato proprio di noi stessi e del nostro corpo. Nessuno specialista,
per quanto capace, potrà mai entrare nel nostro vissuto e nel nostro
organismo, e comprendere fino
in fondo cosa accade al suo interno. E' accertata la fortissima
interazione tra parte fisica e parte psichica, e solo il soggetto, con
la sua individualità e unicità, può trovare il giusto equilibrio tra le due
nature. E' con questo spirito che i
pochi consigli che elenco qui sotto ritengo possano aiutare a trovare la
propria via. Anzitutto il nostro obiettivo primario è tenerci alla larga
dai rischi generati da abitudini alimentari sbagliate, quindi un breve
elenco soprattutto di cose da non fare:
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- evitiamo gli alimenti trasformati e/o manipolati, i
cereali, lo zucchero e al loro posto consumiamo sempre frutta e
verdura;
- riduciamo il consumo di latticini e legumi;
- includiamo varie fonti proteiche provenienti dalla carne,
dal pesce, dal pollame. Indicativamente la quota proteica (e mi
riferisco ad un soggetto attivo) dovrebbe attestarsi intorno a
1-1,5 gr di proteine per kg di massa muscolare magra (quindi evitiamo
di fare il conteggio riferendoci al totale peso del corpo);
- non escludiamo apriori le fonti di
grasso, specie quelle
provenienti da carne rossa, pesce, olio di oliva, frutta secca;
- naturalmente risparmiamoci i grassi idrogenati;
- consumiamo sempre molta acqua, e riduciamo al minimo i liquidi di
altra natura (come alcol, bibite varie, succhi, ecc.).
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Vediamo ora meglio gli alimenti che contribuiscono per loro natura a
far perdere peso, bruciare i grassi, e a conservare la massa
muscolare magra. Sebbene il conteggio delle calorie sia importante e ci
fornisca uno
strumento efficace per misurare le nostre esigenze alimentari,
maggiore importanza va attribuita al tipo di alimenti che consumiamo.
Ad esempio i carboidrati raffinati
(come cereali, pane, pasta, dolci, cracker, biscotti, ecc) sono un
ostacolo insormontabile se il nostro obiettivo è trasformare il corpo in
modo evidente, e andrebbero quindi gradualmente eliminati dalla dieta.
Per capirne l'importanza ricordiamoci della grande influenza che questi esercitano sull’ormone
insulina, e tutti gli effetti collaterali (specie l’accumulo di
grasso) ad essa collegati. Per le nostre esigenze di dimagrimento
qualitativo il modo più sano per consumare carboidrati
è indirizzare le nostre scelte verso verdure e frutta. Vale a
dire a tutto quello che in natura si presenta immediatamente commestibile, senza necessità di
essere sottoposto a passaggi ulteriori e trattamenti di raffinazione. In particolare le
verdure a foglia verde, le crocifere come cavoli, broccoli e
cavoletti di Bruxelles, sono ricche di sostanze nutritive, hanno un
alto contenuto di fibre e sono povere di calorie. Frutti come mele,
meloni, e pesche sono anch’essi ricchi di fibre e rappresentano una
scelta più adatta rispetto a frutta come banane, fichi e mango, che
sono a basso contenuto di fibre ed elevato contenuto di zucchero.
Ripeto, questo è un aspetto da valutare con attenzione se il nostro obiettivo
è il
dimagrimento. Una considerazione relativa al fruttosio (lo
zucchero naturalmente presente nella frutta) aiuta a comprendere
ancora meglio questo elemento. Il fruttosio non è perfettamente
assimilabile da chiunque, e può risultare di
digestione difficoltosa in alcuni casi. I processi di fermentazione
che potrebbero innescarsi in questa situazione darebbero origine a
fastidi di stomaco, con fenomeni di gonfiore e flatulenza. Infine il fruttosio può anche stimolare l'ormone
grelina, che a sua volta influenza direttamente il livello di appetito.
Anche i
carboidrati di tipo amidaceo, come riso e patate, dovrebbero essere
consumati con attenzione, data la decisa componente calorica. I
legumi invece presentano insieme aspetti positivi e negativi, che ne
suggeriscono comunque un uso moderato. Dalla loro parte si annovera un buon
contenuto di minerali importanti, come potassio e magnesio, e l'alto
contenuto di fibra solubile aiuta a minimizzare la risposta
insulinica. Viene favorita una digestione più lenta e la sensazione
di sazietà permane più a lungo. Per contro, la presenza di
oligosaccaridi nella loro composizione chimico fisica ne rende
difficoltoso l’assorbimento intestinale (il frazionamento di questi
zuccheri non può andare oltre un certo limite) e ne causa la ben nota
formazione di gas. Si aggiunge inoltre la presenza di lectine, un
tipo di anti-nutriente che può causare infiammazione intestinale.
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...ed anche un approccio più tecnico per la elaborazione di una dieta
personalizzata. |
Naturalmente è possibile dare un taglio più preciso e dettagliato alla
impostazione di una dieta, considerando con attenzione alcuni dati tipici
del soggetto che intende avviarsi verso un regime alimentare più
equilibrato. La prima questione che presso lo Studio Personal Trainer di
Pesaro cerchiamo di chiarire è che nel nostro organismo l'apporto
nutrizionale va a soddisfare due principali esigenze: la prima è
rappresentata dal metabolismo basale, cioè quanto il corpo utilizza per le sue
funzioni primarie, e la seconda è data dall'insieme di attività che il soggetto
pratica nell'arco della sua giornata. La somma di queste due componenti ci
fornisce l'ammontare delle calorie che il corpo richiede per mantenersi in
equilibrio, vale a dire un bilancio tendente a zero, tra calorie
introdotte con l'alimentazione, e calorie bruciate dal corpo nel corso
delle 24 ore. Tale valore complessivo si definisce fabbisogno energetico.
L'individuazione di questo dato, insieme alla valutazione del peso
corporeo che si intende raggiungere, ci permettono di elaborare una dieta
il cui ammontare calorico sarà in leggero deficit rispetto a quanto
consumato fino a quel momento. Questo scarto calorico indurrà
nell'organismo una tensione verso l'apertura di una via metabolica
differente, che vada a privilegiare progressivamente l'impiego dei grassi
invece dei carboidrati. I grassi sono già fortemente disponibili in tutto
il corpo, sottoforma di vari accumuli adiposi, e il loro graduale
smaltimento porterà ad un abbassamento del peso e della percentuale di
grasso corporea. L'entusiasmo per i primi risultati non deve in alcun caso distogliere la nostra
attenzione da obiettivi di salute e forma fisica che ognuno di noi deve
perseguire. Non possiamo infatti immaginare di rimuovere dal nostro regime
alimentare sempre più calorie per ottenere un risultato più rapido. Così
non funziona. La discesa deve essere dolce e quasi impercettibile, perchè
altrimenti nel corpo si instaura una empasse metabolica, con un
metabolismo destinato ad abbassarsi e una conseguente incapacità di
gestire proficuamente le
calorie introdotte. Agli effetti pratici ci troveremmo
con una dieta stretta e una forte propensione dell'organismo a trattenere
a sè gli alimenti, proprio sottoforma di grasso. Si abbasserebbe anche la
nostra capacità di affrontare sforzi fisici, e il regime ormonale farebbe il
resto, privandoci sempre più di forza fisica e mentale, in un avvitamento
della situazione metabolica che è assolutamente da evitare. |
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Da sempre il digiuno è ritenuto il modo più rapido ed efficace per ottenere
un sostanziale calo di peso.
E’ una pratica mai abbandonata negli anni e che in questi ultimi periodi pare
vivere una nuova popolarità. Il digiuno può essere praticato in diversi
modi, ma la prassi più attuale suggerisce di attuarlo in modo
intermittente, sia per la relativa facilità di metterlo in pratica, che per
la maggiore consistenza dei risultati. Tecnicamente tutti noi andiamo incontro al digiuno nella
nostra quotidianità. Nella fase di riposo notturno viene infatti sospesa
l’assunzione di cibo per un periodo che può andare dalle 6 alle 9, e anche più,
ore. Il completamento del processo digestivo (da mettersi in relazione alla
quantità e al tipo di cibo ingerito) richiede 3-6 ore. Dopo tale periodo
(parliamo della fase notturna) il corpo si affida all’utilizzo di grassi
per il mantenimento delle funzioni vitali, entrando in un regime di metabolismo
lipidico. Questo porterebbe a pensare che più è lunga questa fase e più sono le calorie da grasso che possiamo eliminare.
Cerchiamo di capire meglio il fenomeno. |
Quando
si effettua un pasto, l’introduzione di alimenti stimola nel nostro
organismo
la produzione di
insulina. La maggiore o minore presenza di questo ormone
determina nel nostro corpo l’indirizzo ad utilizzare una certa fonte
energetica (i carboidrati) rispetto ad un’altra (i grassi). In uno
stato di digiuno il livello di insulina tende ad abbassarsi
notevolmente, inducendo il corpo a bruciare più grassi. |
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Il fenomeno è positivo
ma nasconde anche un pericolo per la salute: qualora, in queste
condizioni, si intendesse mantenere un regime di attività a medio/alto
impatto, il nostro organismo sarebbe costretto a reperire risorse di
pronto impiego (e i grassi non lo sono) attingendo alle scorte di
aminoacidi contenute nelle proteine muscolari. Ecco quindi che si suggerisce di praticare il digiuno intermittente,
e più di uno studio conferma la efficacia di questa
scelta, per periodi compresi tra le 12 e 18 ore, compatibilmente con
le
caratteristiche del soggetto e gli impegni fisici cui questo è sottoposto.
Può il digiuno intermittente
causare la perdita di massa muscolare magra? Gli uomini in particolare
temono questo effetto. Sorprendentemente si potrà verificare che, stante
la condizione di digiuno intermittente, è piuttosto difficile perdere massa muscolare magra
in questa fase. Certamente non possiamo immaginare di affrontare
dispendiose sessioni di allenamento e attività fisiche gravose, ma la
consueta routine di lavoro quotidiana e le abitudini di movimento già
acquisite non sconvolgeranno il nostro patrimonio energetico. Potremo
invece affrontare la nostra giornata nella abituale normalità, potendo
contare su una spinta metabolica incrementata sotto il profilo lipidico.
Nulla di straordinario. Più semplicemente riusciamo ad attivare un
costante impiego di grassi a fini energetici come in altre condizioni non
poteva accadere. Ciò che importa sottolineare è che la fase di digiuno
appena trascorsa non ci autorizza ad introitare qualsiasi cosa ci capiti a
tiro, e nelle quantità che vogliamo! Il regime alimentare dovrebbe
rimanere essenzialmente lo stesso (prendiamo per scontato che sia
equilibrato). Ciò che accade è che viene come diluito. Quando includiamo
nel regime alimentare anche le pause di assuzione di cibo (il digiuno
intermittente, appunto), non facciamo altro che dilatare i tempi. Ciò
potrà sortire effetti positivi anche sul funzionamento dell'organismo nel
suo complesso, con una maggiore disponibilità di risorse per correggere le
eventuali disfunzioni presenti e per recuperare più agevolmente gli stress
di qualunque natura (fisiologica e psicologica). Indubbi vantaggi verranno
riservati anche al sistema immunitario con ovvie positive conseguenze
sulla stabilità della nostra salute e delle nostre funzioni primarie.
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Le regole del digiuno intermittente. |
Sono pochi i consigli per mettere a punto il digiuno intermittente. Il
primo consiglio è di
consumare soprattutto proteine ad alto valore biologico, poi di abbassare
il contenuto di carboidrati, e quindi di includere i grassi. Ricordiamo
che il digiuno intermittente trova la sua efficacia nel promuovere
all'interno dell'organismo la via energetica dei grassi. Il livello di
insulina deve tendenzialmente rimanere basso, proprio per favorire questo
meccanismo. Una dieta di proteine va già nella giusta direzione. Le proteine
sono in grado di aumentare naturalmente il senso di sazietà ed hanno
un'azione dinamico specifica. Cioè richiedono energia per la loro
assimilazione e favoriscono così i processi di cui sopra. E naturalmente
sono fondamentali per
l'incremento della massa muscolare magra, il vero
motore del corpo. Ricordiamo che i muscoli, anche da fermi, consumano
calorie, e mantengono elevato il
metabolismo.
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